D. Narrativa Letteratura
Adattato da: La bella estate, p. 187, Ia vol., di Cesare Pavese, 1962, Torino: Einaudi
A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era così bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che qualcosa succedesse, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, e magari venisse giorno all’improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare camminare fino ai prati e fin dietro le colline. – Siete sane, siete giovani, – dicevano, – siete ragazze, non avete pensieri, si capisce-. Eppure una di loro, quella Tina che era uscita zoppa dall’ospedale e in casa non aveva da mangiare, anche lei rideva per niente, e una sera, trottando dietro gli altri, si era fermata e si era messa a piangere perché dormire era una stupidaggine e rubava tempo all’allegria. Ginia, se queste crisi la prendevano, non si faceva accorgere ma accompagnava a casa qualche altra e parlava par- lava, finché non sapevano più cosa dire. Veniva così il momento di lasciarsi, che già da un pezzo erano come sole, e Ginia tornava a casa tranquilla, senza rimpiangere la compagnia. Le notti più belle, si capisce, erano al sabato, quando andavano a ballare e l’indomani si poteva dormire. Ma Ginia non era mai stanca, e suo fratello, che lavorava di notte, la vedeva soltanto a cena, e di giorno dormiva. Nelle ore del mezzogiorno (Severino si girava nel letto quando lei entrava) Ginia preparava la tavola e mangiava affamata masticando adagio, ascoltando i rumori della casa. Il tempo passava adagio, come fa negli alloggi vuoti, e Ginia aveva tempo di lavare i piatti “che aspettavano nel lavandino, di fare un po’ di pulizia;” poi, di stendersi sul sofà sotto la finestra e lasciarsi assopire al ticchettio della sveglia dall’altra stanza. Qualche volta chiudeva anche le imposte per far buio e sentirsi più sola.
Esercizi
Esercizio D.1: Domande di comprensione.
Rispondere alle domande in forma completa.
- Identificare se si funziona come un pronome riflessivo, reciproco, o come si impersonale nelle frasi seguenti, tratte dal brano:
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- Come si chiamano i personaggi del brano? Intorno a che età sono?
- Che dettagli sono dati sul personaggio di Tina? di Ginia?
- Che cosa è descritta come “una stupidaggine”? Perché?
- Quali sono “le notti più belle”? Perché?
- Che cosa fa Ginia mentre mangia?
- Che Cosa fa Ginia dopo aver mangiato?
Esercizio D.2: Spunto alla conversazione.
Rispondere alle domande in forma completa.
- Conoscete qualcuno che vi ricorda il personaggio di Ginia? Spiegate specificamente in quale modo.
- Vi identificate con un personaggio menzionato nel brano? Chi? Perché sì o no?
- Discutete lo stile della scrittura. Lo trovate creativo? In quale modo? Quali sono le emozioni suscitate?
- Vi piace leggere di più del libro? Discutete le vostre impressioni iniziali del racconto.
Esercizio D.3: Spunto alla scrittura.
- Scrivi un paragrafo in cui immagini come continua il brano.
- Ti piace passare tempo insieme con questo gruppo di amici? Scrivi una risposta in cui rispondi perché sì o no.
- Usa metafore come nel brano.
attraversare; passare da una parte all’altra
di matto; stravagante, bizzarro; pazzo
il/la matto/a: una persona matta
di scoppiare un incendio; quando un fuoco è improvvisamente accesso
di prato; terreno coperto d’erba
di zoppo; che cammina male
il/la zoppo/a (colloquiale, un po' offensivo): una persona che cammina male.
di trottare; andare al trotto, detto del cavallo; camminare, muoversi rapidamente
una cosa stupida
di rubare; sottrarre, portar via quanto appartiene ad altri [+ a]
Esempio:
Ha rubato il fidanzato all’amica.
rendersi conto; capire
ricordare con desiderio, con malinconia o nostalgia cose o persone che non si hanno più
di masticare; schiacciare fra i denti
di alloggio, luogo abitabile
indurre a un sonno leggero, provocare sopore